2. Storia dell’Economia (Adam Smith)

Fino alla fine del ‘700 l’economia era mercantilista. Il Re e i nobili avevano tutto, il resto aveva niente.

In questo periodo intervenne un cambiamento straordinario: la tecnologia. Grazie ai nuovi mezzi meccanici, nuove navi, nuove conoscenze ecc., crebbe fra le masse popolari una borghesia, cioè gente senza potere politico ma che si stava arricchendo con i commerci. I mercanti erano il nuovo potere al servizio dello Stato, del Re. La sinergia era: il Mercato arricchiva lo Stato, lo stato colonizzava nuove terre ed aumentava il Mercato. Ma i mercanti erano sotto lo stretto controllo dello Stato e ne seguivano le leggi, i dazi, le imposizioni e le enormi tasse. I mercanti, gli imprenditori e il resto del popolo venivano sfruttati e tassati e, a causa della situazione intollerabile, ci furono anche alcune rivoluzioni, tra cui quella francese.

In questo nuovo clima comincia a instaurarsi un nuovo tipo di economia, quella capitalistica: un liberismo economico spoglio da gravose inferenze tiranniche dello stato, capace di autoregolarsi secondo la legge della domanda e l’offerta.

Profile of Adam Smith

Adam Smith (Photo credit: Wikipedia)

In un periodo in cui si discuteva ampiamente se la vera ricchezza fosse nell’agricoltura (Fisiocrazia) o nell’industria (Mercantilismo) è qui che spunta il primo economista cosiddetto moderno, cioè Adam Smith (1723 – 1790) filosofo ed economista scozzese, autore del celebre The Wealth of Nations (La ricchezza delle nazioni – 1776) in cui esamina le politiche economiche più appropriate per promuovere la crescita e lo sviluppo e il modo in cui milioni di decisioni economiche prese autonomamente vengano effettivamente coordinate tramite il mercato.

Secondo Smith l’origine della ricchezza delle nazioni non è né nella disponibilità di metalli preziosi né nella produzione agricola e manifatturiera ma è il valore creato dal lavoro. Il suo pensiero si allineava e superava quello della Fisiocrazia, la cui premessa fondamentale era che esiste un ordine naturale della società analogo a quello che si ritrova nella natura fisica, ma questo ordine naturale esiste solo se gli uomini non ne ostacolano la realizzazione. I fisiocratici si opponevano al mercantilismo, che individuava nel commercio internazionale la fonte della ricchezza dello stato. Per i fisiocratici l’unica fonte di ricchezza era la terra dal momento che essa era l’unico fattore di produzione in grado di generare valori aggiunti. Secondo Smith il governo non doveva ostacolare la realizzazione di questo ordine naturale, doveva lasciare in pace gli imprenditori e i cittadini, cioè il Mercato. Smith quando parlava di governo intendeva quei potenti che avevano regnato da tiranni, le Monarchie, non intendeva il governo democratico di oggi (che oltretutto non esisteva). Le sue affermazioni – riguardo all’eliminazione dell’intervento statale (“laissez faire, laissez passer”) e al via libera del settore privato-imprenditoriale – erano atte affinché le Monarchie smettessero di surclassare la nuova spinta propulsiva economica portata avanti dalla borghesia.

Era per un Mercato Libero, ma un concetto molto diverso da quello attuale. Lui era per la libera concorrenza.

Adam Smith non ammirava affatto il capitalismo del Libero Mercato e, infatti, una delle sue citazioni più nascoste è questa:

Raramente la gente dello stesso mestiere si ritrova insieme, anche se per motivi di svago e di divertimento, senza che la conversazione risulti in una cospirazione contro i profani o in un qualche espediente per far alzare i prezzi. ”.

Quindi conosceva già il rischio dei “cartelli” sui prezzi che spesso attuavano i capitalisti per arricchirsi. Inoltre, i Neoliberisti continuano a sostenere che Smith teorizzò che

il Libero Mercato possedeva una “Mano Invisibile” che lo guidava

e da questo traggono la conclusione che se si lascia tutto – economia, ospedali, servizi, scuole, pensioni, banche ecc. – in mano al Mercato, esso guiderà tutto infallibilmente con la sua “Mano Invisibile” di Smith. Ma Adam Smith era un filosofo morale e per Mano Invisibile si riferisce alla coscienza dell’uomo che mentre si occupa dei suoi interessi automaticamente è portato a migliorare anche quelli degli altri e della società in cui vive. Inoltre il suo Mercato sono l’agricoltura, l’artigianato e l’industria, cioè la produzione di “cose”, non era neanche concepibile a quei tempi la privatizzazione dei servizi primari dei cittadini, della sanità o dell’istruzione. Il libero-scambio non implica l’assenza assoluta dello Stato, piuttosto ne limita l’influenza. In un certo senso l’idea che ha Smith sull’influenza dello Stato è simile a quella moderna:

riducendo l’intervento statale alla tutela della nazione (difesa), all’amministrazione della Giustizia affinché nessun individuo potesse lenire gli interessi di un altro individuo della nazione stessa ed infine l’intervento per le opere pubbliche e le istituzioni pubbliche: le prime in modo da migliorare le condizioni per commercio (strade, ponti, canali ecc. ecc.) il secondo con particolare riferimento all’Istruzione

che per Smith era un dovere che lo Stato doveva garantire a tutto il suo popolo.

Adam Smith è importante perché fu il primo a concepire un’economia fatta dalla gente, a considerare la ricchezza nel valore del lavoro stesso e non solo basata sulle tasse dei potenti e perché fu il primo a capire che i capitalisti borghesi non sono affidabili senza un controllo su di loro, perché finirebbero col frenare la libera concorrenza.